sabato 25 gennaio 2014

VELLUTATA DI POMODORI, PER UN PIENO DI VITAMINE

Per fare incetta di vitamine e sali minerali, senza però appesantirci troppo, io a Ale siamo diventati dei fan delle vellutate di verdura.
 
Lui non è un grandissimo fan delle verdure, a parte qualche rara eccezione. Tuttavia se nel piatto non trova pezzi e se il sapore gli è gradevole, non le disdegna.
Per questo sto sperimentando diverse ricette, proponendo una vellutata diversa una volta a settimana.

Oggi mi ci vorrebbe proprio, visto che qualcuno di mia conoscenza - di cui non faccio nome, ma vi dico solo che inizia con la A - mi ha attaccato il raffreddore.... questa vellutata è naturalmente ricca della vitamina C dei pomodori, e fa bene sia a chi è un po' ammalato, sia a chi vuole rafforzare le proprie difese immunitarie.

E' facilissima: non dovete far altro che sbucciare e mettere le verdure in pentola, quindi passarle una volta cotte, impiattarle ed accompagnarle con dei crostini.
 
Vellutata di pomodori
 

8 pomodori pelati (vanno benissimo quelli da sugo)
un paio di cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 scalogno
1 carota
4 patate piccole
200ml di acqua
1 dado vegetale
2 cucchiaini di pesto al basilico
sale e pepe
1 cucchiaino di zucchero
 
In una pentola capiente mettete l'acqua e le verdure, pelate, lavate e tagliate a pezzi. Aggiungete i pelati e il dado vegetale, quindi fate cuocere con coperchio a fuoco basso per 10-15 minuti o finchè le verdure sono tenere.
Togliete la pentola dal fuoco e frullate il tutto con un frullatore ad immersione. Regolate di sale e pepe ed aggiungete, se la vellutata vi sembra acidula, un cucchiaino di zucchero.
Versate nei piatti, decorate con un cucchiaino di pesto e servite con crostini di pane.

mercoledì 22 gennaio 2014

TORTA CAMILLA, PER TORNARE BAMBINI

Quando Alessandra, del blog Mammapapera ha pubblicato la foto di questa torta su fb, ho sperato che pubblicasse la ricetta sul suo blog quanto prima. E appena l'ha fatto, via in cucina a provarla!

Ricordate le Camille? Quante ne ho mangiate da piccola.. erano le mie preferite insieme agli YoYo.
Ho provato un paio di ricette per provare ad avvicinarmi a quella consistenza umida e un po' sbriciolosa, con quell'aroma leggero di mandorla e le carote sminuzzate. La mia torta di carote, vagamente ci si avvicinava.. ma questa... è identica!
Pensate che Ale, che non mangia carote, se ne è portato un pezzetto in ufficio qualche mattina fa, e qualche ora dopo mi ha mandato un sms con scritto "la tortina è buonissima!!". E visto che ci siamo: amore, si, c'erano le carote nella torta... mi ero dimenticata di dirtelo - in buona fede, s'intende.... :)
 
Semplice, sana e gustosa, questa torta entra di merito tra le mie preferite.
Se volete provare a riprodurre le merendine anche nella forma, provate a sbirciare qui, sempre nel blog di Alessandra, dove suggerisce una ricetta simile a questa della torta Camilla, per delle merende sane e gustose per i bimbi - e anche per i grandi -, fatte in casa
 
Torta Camilla
 

Ingredienti per uno stampo da 24 cm di diametro

200g di farina macinata a pietra n. 5 (io farina 00)
100g di farina di mandorle
180g di zucchero
167g di uova intere (io 4 uova per un totale di 200g)
75g di burro sciolto
30g di latte
225g di carote (già grattugiate)
100g di succo d’arancia
1 bacca di vaniglia (io 1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale)
1 bustina di lievito per dolci
buccia grattugiata di 1 arancia
1 cucchiaino di miele all’arancia
1 pizzico di sale


Frullate al mixer (con le lame) le carote grattugiate, il miele, il burro sciolto, il latte e il succo d’arancia, fino a ottenere un composto cremoso.

Setacciate insieme la farina, la farina di mandorle e il lievito.

Montate le uova con lo zucchero, aggiungetevi le farine prima setacciate, poco per volta sempre con la planetaria e a bassa velocità, facendo attenzione a non rovinare il composto, aggiungete la buccia d’arancia, i pistilli di una bacca di vaniglia bourbon e il pizzico di sale, amalgamate bene il tutto facendo attenzione a non smontare il composto.

Incorporate la crema di carote e arance frullate.

Versate il tutto in uno stampo da 22/24 cm di diametro in precedenza imburrato e infarinato.
Infornate a 180° per i primi dieci minuti e poi abbassate a 170° per un’altra mezz’oretta, fate la prova stecchino et voilà.

venerdì 17 gennaio 2014

GOULASH CON GNOCCHI DI PANE PER L'MTC

Premesso che sia io che Ale adoriamo lo spezzatino e che io lo faccio spesso, una sfida migliore per l'MTC di Gennaio, Marta e Chiara de La cucina spontanea, non potevano veramente elaborarla!
 
La sfida di questo mese esalta questo secondo versatile e gustoso, cucinato come una volta, a fuoco lento e a lungo, perchè gli umori del sugo e del contorno si sprigionino insieme a quelli della carne, creando una vera magia nella pentola.
 
Io ho scelto di preparare il goulash che è uno dei piatti più conosciuti e rappresentativi della cucina ungherese, ma che è diffuso in tutta l'Europa dell'est seppure con delle piccole variazioni a seconda del paese che lo ha adottato.
 
La sua fortuna è sicuramente dovuta al fatto che nonostante sia un piatto abbastanza laborioso da preparare, è allo stesso tempo molto saporito e particolare grazie all'accostamento della carne di vitello con la cipolla, il pomodoro e soprattutto la paprika (che non è piccante, contrariamente a quanto si pensa, paprika in ungherese si traduce con peperone, ed indica l'ortaggio, oltre che la spezia) regina della cucina ungherese in generale.
 
L'origine di questa ricetta è molto povera ed è da ricercarsi tra i mandriani ungheresi che, quando trasportavano i pregiati manzi grigi dalla pianura della Puszta ai maercati di Moravia, Vienna, Norimberga e Venezia, usavano preparare questa sorta di spezzatino di carne di vitello dentro un grande paiolo messo sopra un fuoco di legna all'aperto.
Il nome stesso della ricetta sembra confermare questa versione visto che il termine gulyàs, ovvero goulash in ungherese, deriva proprio dalle parole gulyàs, che significa mandriano, e da gulya, che significa mandria.
Naturalmente per molti secoli il gulash fu solo il pasto dei mandriani e della povera gente che aveva ben poco a disposizione per nutrirsi.
Col passare del tempo, verso la fine del XVIII secolo che la gulyàsleves, la minestra dei mandriani, dalla prateria arrivò ad essere conosciuta dalle famiglie borghesi ed a riscuotere il grande successo che ha portato il gulash a diventare il piatto tradizionale ungherese per eccellenza.
 
L'ho mangiato la prima volta 8 anni fa, in gita nella bellissima Praga con la scuola.. all'inizio l'aspetto non mi convinceva molto, l'odore speziato e l'aroma delle cipolle era diversissimo da quello che di solito ero abituata a mangiare, ma fu amore al primo assaggio. La carne tenerissima, il sugo saporito, quel sentore di spezie, e gli gnocchi di pane, spugnosi e profumati, ideali per essere tuffati in quel sugo fitto.
 
Sono tornata in Repubblica Ceca nel 2010, e la prima cosa che ho ordinato al ristorante è stato proprio il Goulash: buonissimo proprio come ricordavo! Anche Ale, che non è molto cultore dei piatti non italiani ha gradito moltissimo.. continuava ad annuire mentre mangiava, e a dire "buono.. molto buono.. brava..". Che dite gli sarà piaciuto? :D
 
Goulash con gnocchi di pane
 
 
per il goulash

400g di spezzatino di vitello
80g di cipolla
400ml di brodo di carne
200g di patate
1 peperone rosso
175g di passata di pomodoro
1 bicchiere di vino rosso
1 cucchiaio di paprika dolce
1 cucchiaino di maggiorana
1 pizzico di cumino
Olio d'oliva
Sale
Pepe


Tagliare le cipolle a fettine a farle appassire in una pentola alta, grande e antiaderente in abbondante olio d'oliva per una ventina di minuti facendo in modo che non si brucino. Aggiungete il cumino e la maggiorana.

Dopo averla tagliata a cubi di 2-3 cm di lato versate nella pentola anche la carne di vitello e lasciatela rosolare mescolando di continuo in modo tale che la carne rilasci il suo liquido permettendo alle cipolle di non bruciarsi.
Aggiungete la paprika, il sale e una volta mescolato coprite con un coperchio e lasciate cuocere a fuoco basso, mescolando ogni tanto, per almeno 1 ora aggiungendo solo se la carne sta asciugando un mestolo di brodo.

Trascorsa la prima ora di cottura, lavate e private dei semi il peperone, tagliandolo a cubetti, e aggiungetelo alla carne, coprendo con il brodo a filo della carne; rimettete il coperchio e lasciate cuocere ancora per un ora.

Trascorsa la seconda ora di cottura, sbucciate e tagliate a cubetti le patate, e aggiungete anche queste insieme a del brodo, se necessario, lasciando cuocere per altri 45 minuti.

Regolare di sale e pepe e servire caldo, accompagnato da un buon vino rosso (io Montepulciano D'Abruzzo).

Il gulash si puo’ conservare per 2-3 giorni direttamente in frigorifero, al momento di consumarlo tiratelo fuori e riscaldatelo in una casseruola aggiungendo poca acqua calda e se necessario salando. Volendo, si puo’ anche congelare una volta raffreddato del tutto.

per gli gnocchi di pane

1/4 cubetto di lievito di birra fresco
125g di latte tiepido
250g di farina 00
1 uovo piccolo
100g (circa) di pane leggermente raffermo fatto a cubetti piccoli
5g di sale

Per preparare gli gnocchi di pane, setacciate la farina in una capiente terrina.
Sciogliete il lievito di birra nel latte appena intiepidito e aggiungetelo alla farina, insieme all'uovo e a un pizzico di sale. Lavorate e aggiungete i cubetti di pane raffermo e lavorate ancora fino ad ottenere un impasto compatto ed omogeneo.

Lasciate riposare fino a che l'impasto raddoppia di volume.

 
A questo punto, date all'impasto la forma di un salsicciotto e avvolgetelo o nella pellicola per alimenti come ho fatto io, lasciandola leggermente lenta in modo da favorire la lievitazione o in un panno di cotone pulito, quindi mettetelo in un posto caldo a lievitare per un'altra mezz'ora.

Portate ad ebollizione abbondante acqua in una pentola capiente abbastanza per accogliere tutto il salsicciotto e adagiatelo delicatamente al suo interno (se scegliete di avvolgerlo nella pellicola per alimenti, sigillate quest'ultima ai lati a caramella e mettete il salsicciotto a cuocere nella pentola con l'acqua bollente). Dopo 15 minuti girate il salsicciotto e proseguite la cottura per altri 15 minuti.

Togliete dalla pentola e lasciate  intiepidire su un tagliere, quindi tagliate a fette spesse circa 2 cm e servite insieme al goulash caldo.
 
 
Sorprendentemente, la cottura all'interno della pellicola non solo rivela uno gnocco di pane perfettamente cotto, ma lo mantiene umido al punto giusto, morbido e dal profumo inconfondibile di pane appena sfornato.

lunedì 13 gennaio 2014

UNA DEDICA A NONNA FEDORA: COPPA CON MELE E PANNA ALLA MELA

Una mela al giorno, toglie il medico di torno!
 
Quante volte ce l'hanno detto i nostri genitori o i nostri nonni, quando eravamo piccoli e non volevamo mangiare la frutta?
A me è sempre piaciuta e non ho avuto mai problemi a mangiarla. Specialmente le mele!
Mi ricordo la prima volta che mamma acquistò le Granny Smith, verdissime, e dal profumo intenso... non le avevo mai mangiate prima di allora, ma fu amore al primo morso! Ne riuscì a mangiare tre per merenda un giorno: non riuscivo a resistere a quella croccante polpa, acidula e piccante.
 
Non vi sto nemmeno a ricordare che il mio dolce preferito è la torta di mele, ne' che i dolci francesi alle mele, come la tarte tatin, sono una vera passione.
Giorni fa, sempre alle prese con il mal di gola, è arrivato un consiglio da parte di mamma, di prepararmi una bella mela cotta, da consumare calda.
La mela cotta evoca quasi immediatamente una degenza in ospedale o una nonnina senza denti... ditemi se sbaglio!!

Personalmente, dopo aver superato il ricordo di una mela cotta acquosa e insipida, servita in un vassoietto di plastica sigillato, la mente arriva fino al racconto dell'infanzia di mia madre, quando mia nonna Fedora, specie nelle sere particolarmente fredde dell'inverno aquilano, metteva a cuocere in un grande tegame, sopra la piastra della cucina economica, tante mele sbucciate e tagliate a pezzi, con abbondante zucchero e vino bianco. Le lasciava cuocere coperte, pian piano, fino a quando diventavano trasparenti e l'odore invadeva le due piccole stanze della casa paterna.
Quindi prendeva un bicchiere per ciascuno dei sei figli, lo riempiva con le mele cotte e fumanti e glielo porgeva, invitandoli a consumarle ancora calde.
 
Una cosa semplicissima, che non solo faceva bene, ma che riusciva anche a dare l'illusione di aver mangiato un dolce elaborato a sei musetti infreddoliti.
Ho pensato di rivisitare la mele cotta in una coppa, arricchita con panna alla mela e caramello, un dolce leggero e semplicissimo per concedersi una coccola in queste giornate fredde e uggiose. 
 
Questa coppa di mele la dedico con tutto il cuore alla mia nonna, Fedora, che il 30 Dicembre 2013 avrebbe compiuto 97 anni.
 
Coppa con mele e panna alla mela


per 2 coppe

3 mele Granny Smith
3 cucchiaini di miele
un pizzico di cannella in polvere
150 ml d panna da montare
salsa al caramello (io Top Fabbri al Caramello)

Pelare e tagliare a dadini le mele, mettendole a cuocere con due dita d'acqua, lo zucchero e il miele. Lasciate sobbollire finchè le mele saranno morbide, trasparenti e appena sfatte.

Montare quasi completamente la panna e tenerla da parte.
Quando le mele sono cotte, toglietene un paio di cucchiai e frullatele, quindi lasciate raffreddare sia le mele a dadini che la parte che avete frullato.

Quando il composto di mele frullate sarà freddo incorporatelo alla panna, insieme a un paio di cucchiai di salsa al caramello.

Componete le coppe stratificando mele a dadini, panna alle mele, quindi di nuovo mele e panna, terminando con una spruzzata di salsa al caramello.
Servite e gustate senza rimorsi.

martedì 7 gennaio 2014

VELLUTATA DI PATATE E ZUCCHINE, PER TORNARE IN CARREGGIATA

Generalmente dopo le feste si sente sempre il bisogno di "smaltire" le calorie extra accumulate con pranzi, cene, cenoni, dopocena, spuntini ecc ecc.
 
Nel mio caso, non riuscire a deglutire cibo solido sicuramente aiuta: beccarsi un mal di gola è un toccasana per la linea!
Avevo già messo in conto di dover riprendere un'alimentazione meno ricca (di pane e pasta principalmente - i miei veri peccati di gola sono loro), aumentare il consumo di verdure e acqua e diminuire il numero di dolci presenti in casa che rappresentano una vera e propria tentazione. Non avevo considerato la possibilità di ammalarmi però.

Poco male..
Dopo un paio di sere con qualche decimo di febbre e un paio di aspirine, già mi sento meglio. L'unica pecca è la gola, che ancora non ne vuol sapere.
Che fare? Cibi caldi, liquidi e tanto thè.
 
Mi sono ricordata allora di questa vellutata, cremosa, con pochi ingredienti e praticamente senza grassi. La ricetta me l'ha data Francesca, la fidanzata del fratello di Ale, che ringrazio molto.

E' Ideale per una cena leggera al posto della solita minestrina. Si fa praticamente da sola, dovete solo pulire e tagliare le verdure e mettere tutto in pentola.
Se volete (e potete) arricchirla con dei crostini di pane - preferibilmente fatti con pane casereccio, che è leggermente sapido - , create anche un gradevolissimo contrasto morbido-croccante, che ci sta benissimo.
 
Vellutata di patate e zucchine
 
 
per 4 persone

3 zucchine medie
3 patate medio-grandi
500 ml di acqua
1 dado vegetale
sale q.b.
1 spicchio d'aglio

in più ci serviranno

crostini di pane


Mondate e tagliate a pezzetti abbastanza piccoli le zucchine e le patate.

In una pentola capiente mettete le verdure a pezzetti, l'acqua, l'aglio privato della pelle e il dado. Coprite e lasciate cuocere a fuoco dolce per 1 ora circa, finchè le verdure si saranno quasi del tutto disfatte e la consistenza sarà piuttosto cremosa.

Eliminate l'aglio, passate al passaverdure o frullate con il minipimer.
Aggiustate di sale e servite calda, accompagnata da un filo d'olio evo a crudo qualche crostino di pane.

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