martedì 11 novembre 2014

UN ALBERO GENEALOGICO PER PIANTARE LE RADICI E LA PASTA ALLA NORMA

Chi di voi che sta leggendo questo post frequenta il mio blog da un po' sa che non ho avuto la fortuna di vivere i miei nonni, due dei quali se ne sono andati prima che nascessi e due quando avevo 4 e 7 anni.
Ho sempre vissuto questa cosa abbastanza bene, come credo qualsiasi bambino che non conoscendo una persona non ne sente la mancanza. Crescendo però, soprattutto nel confronto con gli altri bambini, compagni di scuola ecc, ho iniziato a sentire come se mi mancasse qualcosa, e provavo un tuffo al cuore ogni volta che vedevo un nonno o una nonna e un bimbo tenersi per mano.
Andando avanti con gli anni questa sensazione da una parte si è attenuata, ma dall'altra cresceva sempre di più la voglia il bisogno di conoscere qualcosa in più su di loro, per sentirli vicini.

Per nonna Adalgisa, la madre di mio padre, quella che preparava le pizze fritte dolci per merenda a lui e ai suoi due fratelli, io ero "la sua ninnì bella" e per quel poco che ricordo di lei, posso dire senza ombra di dubbio che ci adoravamo a vicenda.
Me la ricordo sempre linda e pinta, con i suoi occhiali beige dalla montatura antidiluviana, la gonna di un tessuto a spina di pesce, un cardigan nero e lo scialle fatto a uncinetto viola sulle spalle. Non ricordo la sua voce, ma i sorrisi, immortalati in tante foto che ci ritraggono insieme, sulla poltrona di casa sua o davanti la lunga credenza di legno scuro sempre perfettamente lucida e pulita, sormontata da un lungo specchio, quelli li ricordo come se ci stessimo guardando ancora negli occhi.

Motivata dalla voglia di ricordare qualcosa in più e di conoscere la sua storia e quella degli altri miei nonni mi sono attaccata al telefono e ho interrogato mio padre e mia padre per costruire, tassello dopo tassello, ramo dopo ramo, l'albero genealogico della mia famiglia.
La ricerca non è ancora terminata e spero mi porterà il più lontano possibile per conoscere i nomi e le storie di chi c'è stato prima di me, così che, un giorno, io stessa potrò raccontare questo grande albero ai miei figli.

Intanto posso raccontare a voi questo piatto, la pasta alla Norma, delle sue origini catanesi, di come si racconta che commediografo catanese Nino Martoglio abbia esclamato davanti ad un piatto di pasta così condito "È una Norma!", ad indicarne la suprema bontà e paragonandola alla celebre opera di Vincenzo Bellini.
 
Pasta alla Norma
 

400g di spaghetti (io integrali)
500g di pomodori pelati
2 melanzane medie
basilico fresco
2 spicchi d'aglio
4 cucchiai d'olio d'oliva + altro olio d'oliva per friggere
sale
pepe
200g di ricotta salata (io pecorino grattugiato)
 
Lavate e spuntate le melanzane, quindi tagliatele a fette di 4 mm di spessore in senso verticale. Ponetele in un colapasta  a strati, cospargendole a mano a mano di sale grosso ad ogni strato, poi copritele con un piatto e sistemate al di sopra di esse un peso: lasciatele  spurgare così per almeno un’ora, così facendo le melanzane perderanno un liquido scuro che è la causa principale del loro gusto amarognolo.
 
Nel frattempo preparate il sugo facendo soffriggere leggermente l'aglio in circa 4 cucchiai d'olio d'oliva, quindi versatevi i pomodori pelati, schiacciandoli leggermente con la forchetta, aggiungete il basilico fresco lavato ed asciugato. Aggiustate di sale. Se volete un sugo liscio potete passare i pelati al passaverdure prima di aggiungerli nella pentola; a me piacciono i pezzetti quindi li ho lasciati a pezzettoni.
 
Sciacquate le melanzane sotto l'acqua fredda corrente, quindi asciugatele per bene con della carta assorbente da cucina. Tagliate quindi le melanzane a dadini e poi friggetele in olio di oliva ben caldo, ma non bollente, fino a dorarle. Quindi scolatele adagiandole su della carta da cucina.
 
Mettete a cuocere la pasta in acqua bollente salata. Nel frattempo grattugiate la ricotta salata - io ho utilizzato del pecorino grattugiato.
 
Quando la pasta sarà al dente, scolatela e trasferitela in una padella in cui avrete messo qualche cucchiaio di sugo e un terzo delle melanzane. Saltate la pasta, quindi impiattate e aggiungete per ogni piatto dell'altro sugo, altri dadini di melanzane, una spolverata di ricotta salata e servite.
 

1 commento:

  1. sembra impossibile, ma credo di non aver mai fatto la pasta alla Norma e vedendo le tue foto, capisco cosa mi sia persa finora! Mi raccomando aspetto i tuoi muffins, baciotti e ronron Helga e Magali

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