giovedì 19 dicembre 2013

BISCOTTI AL LATTE DI MANDORLA E.. AUGURI!

Mancano appena cinque giorni alla vigilia di Natale.
Le case sono addobbate con ghirlande, palline e luci colorate, alberi di natale ghermiti di decorazioni, candele rosse e stelle di natale nei vasi.
 
La maggior parte di noi hanno già fatto i regali di Natale, mentre a me ancora mancano da prendere i regali più importanti.. quello per Ale e per mio fratello, prima di tutti. Quindi stamattina, giro di ricognizione!
 
In sala sono già pronti sei vassoietti di dolcetti misti da regalare: adoro regalare biscotti a Natale. Preparare cose buone per le persone a cui voglio bene è innanzitutto un divertimento e un modo per rilassarmi e godermi la pace della mia cucina, dove tutto asseconda le mie volontà, i miei gusti e i miei tempi; inoltre, sapere felici coloro che ricevono qualcosa che ho preparto con tutto il cuore, mi rende ancora più gioiosa.
 
Natale per me è questo. Stare insieme a coloro a cui vuoi bene e donare loro qualcosa di speciale. Non importa che sia un oggetto costoso, un regalo home made oppure un piccolo pensiero preso ad un mercatino: se mentre lo doni, lo doni con il cuore, sarà il regalo più bello del mondo.

Tra i biscotti che ho preparato quest'anno, ci sono un paio di new entry. Una è questa, dei biscottini a forma di albero di Natale fatti con il latte di mandorla Fabbri. Semplicissimi, senza burro e senza uova. Provare per credere!
 
Biscotti al latte di mandorla 
 
 
250 g di farina 00
80-100 ml di latte di mandorla (io Fabbri)
80 g di zucchero semolato
50 ml di olio d'oliva
un cucchiaino di miele d'arancio
un pizzico di sale
1/4 di cucchiaino di lievito per dolci
 
in più ci servirà
 
zucchero a velo per decorare

In una ciotola ho impastato tutti gli ingredienti secchi, quindi ho mescolato l'olio, il miele e il sale, lasciando per ultimo il latte di mandorle che serve per amalgamare, ottenendo un composto omogeneo. Ho lasciato riposare l'impasto per 10 minuti in frigo, coperto da pellicola per alimenti.
 
Ho steso la pasta con il mattarello, aiutandomi spolverando il piano di lavoro con un po' di farina, ad uno spessore di un cm circa, quindi ho ritagliato i biscotti con un tagliapasta a forma di albero di Natale e li ho messi in una teglia ricoperta di carta forno. (in realtà avevo anche provato a stampare su ogni biscotto la scritta "almond milk - latte di mandorla", ma data la presenza di una piccola quantità di lievito, nonostante il passaggio in frigo prima della cottura per 10 minuti, la scritta è sparita).

 
Quindi la cottura, a 180° - in forno già caldo - per circa 15 minuti, poi una volta freddi li ho spolverati con lo zucchero a velo.
 
L'aroma di mandorle è delicatissimo, come anche l'impasto dei biscotti che sono friabili e fragranti anche molti giorni dopo la cottura a patto di conservarli ben chiusi in una scatola di latta.

Con questo post, colgo l'occasione per augurare "ai miei tre lettori" un buon Natale: che sia ricco del calore degli affetti a voi più cari e di serenità. Vi abbraccio!
Eleonora

sabato 14 dicembre 2013

E' QUASI NATALE: IL PANETTONE FATTO IN CASA

Da anni, ogni Natale, sforno dolcetti e biscotti da regalare a parenti e amici.
 
Mi mancava qualcosa..
Mai provato a farlo, anche se mi piace da matti: troppo lunga la preparazione. E poi sarebbe da fare con il lievito madre, che non ho. E non che non abbia provato ad autoprodurmelo in casa.
 
"Pagnottino il lievitino", così lo avevo amorevolmente chiamato, con il cuore colmo di speranza, e le mente che già fantasticava su favolose brioches, pizze a lunga lievitazione, grissini, pane.
Ho parlato troppo presto.
Pagnottino si è suicidato un mese dopo la sua nascita... il perchè non me lo chiedete, che a un anno di distanza davvero non ne ho ancora la più pallida idea.
 
Ma ci deve essere una soluzione che preveda l'uso del lievito di birra, magari con la stessa lunga lievitazione, con gli stessi ingredienti. Di tempo, fortunatamente ne ho!
Una capillare ricerca prima sui libri di cucina, poi su forum, blog, e alla fine la luce: lei, una delle regine dei lievitati, e uno dei blog che mi piacciono di più perchè le ricette, dolci o salate che siano, riescono sempre!


Sigrid proprone una ricetta per chi non ha il lievito madre, e scandisce pure tutte le ore, gli impasti.. un procedimento semplice, dosi al grammo: non mi resta che provare!
Vi riporto la sua ricetta, e la tabella di marcia che ho seguito io. fidatevi, è più semplice di quanto non si creda!
 
Panettone tradizionale fatto in casa
dal blog menta&cioccolato
 
 
Dose per uno stampo da 1 kg (18 cm di ø)
 
Primo impasto ore 13
 

20 g di farina
2 g di lievito
15 g di acqua
1 g di zucchero (la puntina di un cucchiaino)

Impastare tutto assieme e lasciare raddoppiare in luogo tiepido (circa un'ora). I tempi di lievitazione dipendono dalla temperatura che avete in casa, la mia cucina è sui 20/21°; Sigrid indicava una temperatura dell'ambiene di 24°, ma in ogni caso raccomanda di attendere fino al raddoppio in ogni caso, anche se dovrete attendere di più di un ora.

Secondo impasto ore 14
 
Impasto precedente
36 g di farina
7 g di tuorlo
16 g di acqua
2 g di zucchero
 
Impastare tutto assieme e mettere nuovamente a raddoppiare.(un'altra ora circa). Io ho messo il tuorlo in una ciotolina, quello avanzato l'ho conservato in frigo coperto da pellicola. La quantità totale di tuorli di 47g per me è equivalsa a quella di 3 tuorli di uova grandi.
 
Terzo impasto ore 15:30
 
Impasto Precedente
7 g di tuorlo
33 g di acqua
2 g di lievito
66 g di farina
4 g di zucchero

Impastare nuovamente il tutto per bene e mettere di nuovo a raddoppiare (circa un paio d'ore).
Mentre il primo e il secondo impasto li avevo fatti a mano, dal terzo, ho impastato nella planetaria con il gancio.

Quarto (ed ultimo) impasto ore 19:30

Impasto Precedente
330 g di farina
115 g di zucchero
33 g di tuorli
180 g di uova intere pesate senza guscio
semini di bacca di vaniglia + aromi arancia e limone*
100 g di burro morbido
4 g di sale
165 g di uvetta
65 g di arancia candita (l'ho omessa, proprio non mi piace)
35 g di cedro candito
 
Mettete in ciotola l'impasto precedente, aggiungete le uova intere, i tuorli, metà dello zucchero e la farina (tenendone da parte 2-3 cucchiai); impastate bene fino ad ottenere una massa omogenea..
 
Aggiungete il resto dello zucchero e gli aromi* (io ho usato 3,5 g di estratto naturale di vaniglia, la scorza di un limone e di un'arancia). Lavorate fino ad incordare bene l'impasto.
Nel frattempo ammollare l'uvetta.
 
Unite il burro morbido all'impasto un po' alla volta alternandolo alla farina rimasta lasciando assorbire tra una quantità e l'altra, quindi unite il sale e portate nuovamente ad incordatura.
A questo punto aggiungete i canditi (eventualmente tritati) e l'uvetta ben asciugata: lavorate quel tanto che basta per amalgamare il tutto. Formate una palla e mettetela a riposare coperta in una placca leggermente infarinata per 30-40 minuti (ore 20:30-21:10), quindi passarle negli stampi cercando di riformare la palla facendo la pirlatura (mettere le mani con i palmi uno di fronte all'altro come per applaudire, appoggiarli nei fianchi delle palle..muovendo le mani contemporaneamente una in avanti ed una in dietro cercare di arrotondare l'impasto) coprite con dei fogli di nylon e mettere a lievitare al caldo finché arrivano al bordo. Io l'ho lasciato a lievitare per tutta la notte, fino alle 9 della mattina seguente. 
 
Alle 9:30 ho scoperto lo stampo per far sì che si asciugasse un pò la superficie ed ho acceso il forno a 175°. Alle 10 ho praticato un taglio a croce sulla superficie con un coltello a lama liscia ben affilato e ben unto di burro, inserendo poi dei pezzettini di burro nelle fessure. Ho infornato per 40 minuti.
 
 
 
A metà cottura, dopo 20 minuti di forno, ho coperto la superficie - che già era diventata bella bruna - con un foglio di carta d'alluminio, per evitare che scurisse troppo.
 
Dopo 40 minuti ho fatto la prova stecchino, con uno spiedino lungo, e il panettone risultava ancora crudo nella parte inferiore quindi ho prolungato ancora la cottura per 15 minuti.

Ho sfornato e lasciato raffreddare a testa in giù, nella ciotola della planetaria, infilzando il panettone a 2-3 cm dalla base con quattro spiedini di legno (ma sono perfetti anche i ferri da calza), per tutta la loro lunghezza, fino a farli uscire dalla parte opposta.

 
Ed ecco il mio primo panettone andato letteralmente a ruba nel giro di tre giorni!
 

martedì 10 dicembre 2013

LA VILLE LUMIERE E LES GAUFRES

Per riprendermi, ci è voluta quasi una settimana....
Volevo restare li.
Avrei voluto fermare il tempo, e restare li tutta la vita.
 
Parigi è stata ammaliante.
Lo era già prima che la visitassi, sia chiaro, ma vederla, respirare l'aria parigina, l'odore delle boulangeries di pane e brioches sempre caldi, il fascino senza tempo delle signore di un'eleganza e una raffinatezza unica, con quel rossetto rosso perfetto e i guanti di pelle tenuti in mano, le vetrine, i palazzi, i tetti... non c'è storia ne anagrafe che tenga... Parigi è la mia città!
 
La Tour Eiffel, di cui vi parlavo qualche post fa, l'ho vista per la prima volta in lontananza, dall'aereo, avvolta dalla nebbia: era appena una sagoma, e già l'amavo. Qualche ora dopo mi è comparsa davanti girando un'angolo a Trocadero.... e non sono stata in grado di fermare quella lacrima che mi ha rigato il visto pieno di gioia. In foto, nei quadri.. è comunque bella...ma trovarmela davanti, così.... mi ha spiazzato!
 
 
E la vista da sopra la Tour Eiffel, il giorno dopo, al tramonto... era mozzafiato!

 
 
A Montmartre ho scoperto questa patisserie piccola, ma meravigliosa, di proprietà del pasticciere Christoph Roussel, non sarà famoso come M. Ladurée o M. Felder, ma vi posso assicurare che i suoi cioccolatini e i macarons erano strepitosi, da vedere e da mangiare!
 

 
In quattro giorni non abbiamo potuto vedere tutto tutto, ma siamo tornati a casa mooolto stanchi e molto soddisfatti ugualmente: abbiamo portato con noi, oltre a qualche petit cadeau per la famiglia e per noi, tante bellissime foto e tanti ricordi.
Abbiamo mangiato abbastanza bene, anche se la pasta ci è mancata - soprattutto ad Ale. I dolci, ça va sans dire, erano strepitosi: le brioches favolose, tarte aux fraises, macarons, molleux au chocolat, creme brulée, e la suntuosa tarte operà, che sto iniziando a studiare perchè voglio servirla come dessert a Natale.
 
Ho salutato la Ville lumiére con un arrivederci, e spero non passi troppo tempo fino alla prossima volta in cui starò nuovamente con lei.
 
Tornata a casa, dopo aver perso il conto delle lavatrici fatte - e meno male che eravamo solo in due a viaggiare! - siamo usciti per fare la spesa e mi sono fatta un piccolo regalino, per non avere troppa nostalgia di lei e coccolarmi ogni tanto con uno dei dolci tanto amati dai francesi, che trovate in tuuuuuutte le patisseries, boulangeries, café, e perfino alle bancarelle ecc: le gaufres.

Le gaufres, o waffles, sono delle cialde da mangiare calde cosparse di zucchero a velo, di miele, di cioccolata e panna, con la frutta fresca, con le salse al caramello o allo sciroppo d'acero: insomma pensate a qualcosa di dolce, e vi assicuro che sopra le gaufres farà la gioia di grandi e piccini.
Sono croccanti fuori e soffici dentro, e se le mangiate calde........ mamma mia!!!
 
Gaufres
 
 
per 8 gaufres
 
2 uova grandi intere
7 cucchiai di farina 00
2 cucchiai rasi di zucchero
2 cucchiai d'olio di semi di buona qualità
estratto naturale di vaniglia e/o la scorza grattugiata di un limone
un pizzico di sale
1 cucchiaino di lievito per dolci
latte q.b.
 
in più
 
burro
 
Montate i tuorli con lo zucchero (tenendo da parte gli albumi), aggiungete l'olio di semi, la farina setacciata con il lievito, alternandola con il latte, in modo da avere una pastella densa, ma liscia e filante.
 
A parte, montate gli albumi a neve ferma.
Uniterli al composto di tuorli mescolando dall'alto verso il basso con un cucchiaio di legno. La pastella dovrà essere soffice e non troppo soda.
 
Scaldate la piastra per le gaufres (io ho una piastra elettrica, ma va benissimo anche il ferro per cuocerle sul gas) e versate al centro di ogni cavità un po più di mezzo mestolo di impasto, fino a far riempire ogni buchino. Riempite anche l'altra cavità e chiudete.
Lasciate cuocere per 2-3 minuti, e quando saranno ben dorate, staccatele con l'aiuto di una forchetta o di una pinza da cucina.

Farcite con quello che vi suggerisce la vostra golosità e servite calde. Io ho farcito con un (bel) po' di topping acero Fabbri e un ricciolino di burro.

giovedì 5 dicembre 2013

...E' SCOCCATA L'ORA DEL paTE'

 
Nel profondo - ma molto profondo - del mio cuore, lo sapevo.. sapevo che prima o poi sarebbe successo. Che un giorno, non troppo lontano, una fatina buona mi avrebbe messo sotto la sua ala e il mio desiderio sarebbe stato esaudito.

La fatina si chiama Alessandra, e è la madrina del MTC, a cui partecipo tutti i mesi. Il Menù Turistico Challenge o MTC è un gioco in cui ci si sfida a inventare uno o più piatti partendo da un tema comune a tutti i partecipanti; è una guerra pacifica, per soli buongustai, che si combatte a suon di pentole, padelle, fruste, matterelli e coppapasta. Il vincitore, sempre diverso mese dopo mese, sceglie la sfida successiva.
Partecipare al MTC è come essere iscritta a una scuola di cucina, in cui si apprendono tecniche, piatti della tradizione, ricette straniere, procedimenti e trucchi.
 
E cosa c'è di strano? Che c'azzecca il paTE'?
 
Il patè, c'entra. Eccome se c'entra!! E' stato l'argomento della sfida di febbraio 2012. E l'argomento del primo libro dell'emmetici!

Si si avete capito bene.. L'MT Challenge esce dal web ed entra nelle librerie di tutta Italia con quello che sarà il primo libro di una collana in cui, di volta in volta, proprio come succede per la sfida, il tema sarà quello di una delle sfide passate.
Il primo, sarà tuuuuutto sul paté: 41 ricette di paté, 8 di burri composti, 33 fra pani e crackers, grissini, muffins, scones, chips tratti dalla 17esima sfida dell'MTC.

 
Il mio è solo uno dei tanti nomi che hanno contribuito alla nascita di questo libro (una piccola gocciolina nel mare), che senza il contributo di Alessandra che l'ha curato in ogni virgola, Roberta che ha realizzato delle meravigliose illustrazioni e Sabrina che si è occupata di fare delle foto bellissime, non sarebbe sicuramente ciò che è: una vera figata!
 
Considerando che si approssima il Natale, sicuramente potrebbe essere un'idea regalo gradevole per chi lo riceve, e con cui potrete aiutare a sostenere il progetto che abbiamo sposato.

Con questo libro, la community dell'MTChallenge sostiene il progetto cuore di bimbi,della Fondazione Aiutare i bambini: nata nel 2000, per iniziativa dell'ingegner Goffredo Modena, la fondazione si propone di  dare un aiuto ai bambini poveri, ammalati, senza istruzione, che hanno subito violenze fisiche o morali e garantire loro l'opportunità e la speranza di una vita degna di una persona, nel mondo e in Italia. Sono 71 i Paesi del Mondo in cui  la Fondazione interviene, realizzando progetti mirati, concreti, nati per rispondere a emergenze reali e portati avanti con abnegazione, serietà e competenza. Fra questi, appunto, c'è cuore di bimbi, attivo dal 2005 in 10 Paesi, che ha permesso ad oggi di salvare la vita a 857 bambini altrimenti condannati da gravi cardiopatie congenite, con esiti spesso letali.

La Fondazione opera nella più assoluta trasparenza, nella convinzione che sia doveroso certificare  ogni voce con la massima chiarezza, in un dialogo continuo che unisce chi è desideroso di fare del bene con chi ha la possibilità di farlo in modo concreto, rispettoso e consapevole di muovere nella stessa direzione: quella dell'aiuto alle tante vittime di questo mondo, rese ancora più indifese dall'essere bambini.

Da oggi, anche noi remiamo con Goffredo, con Sara e con gli oltre mille volontari sparsi sul territorio italiano - e lo facciamo con questo libro che è il primo tassello di quella che ci auguriamo possa essere una collaborazione duratura e proficua
Qualche dettaglio in più.
 
Titolo: L'Ora del paTé
Pagine: 144
Costo: 18,00 euro
Casa editrice: Sagep - Genova
A cura di Alessandra Gennaro
Illustrazioni di Roberta Sapino (Le Chat Egoiste)
Fotografie di Sabrina de Polo

Tutte le copie de L' ORA DEL paTE' contribuiscono alla campagna cuore di bimbi, in base ad un progetto che è nato contemporaneamente al libro e si è sviluppato in parallelo: potete trovarle in tutte le librerie d'Italia, su amazon e su Ibs, sul sito della casa editrice, qui, e sul sito della onlus, a questo indirizzo.

In conclusione di questo lunghissimo post, un grazie, sincero, dal profondo del cuore, va ad Alessandra, per aver portato la community dell'emmetici una spanna avanti a tutti, per aver realizzato questo progetto ambizioso, che contribuirà a sostenere un progetto lungimirante e prezioso per tanti bambini, e per aver, in parte, realizzato il mio sogno nel cassetto: ovvero, scrivere un libro di cucina. Ma soprattutto,  a tutta la community del MT Challenge, a chi sta dietro le quinte, a chi gioca ogni mese, a chi una tantum ci visita, a chi parla e a chi scrive di noi, a chi giocava, e ora ci guarda dagli spalti, a chi prenderà parte in futuro alla sfida, a chi ci spiega i tip&tricks, a chi giudica le foto e ci sprona a far sempre meglio, a chi assaggia (mariti, fidanzati, compagni, genitori, figli, vicini di casa) e a chi ci sopporta.. a tutti voi: siete meravigliosi, GRAZIE!

sabato 30 novembre 2013

UN VIAGGIO E DEI BISCOTTI AL COCCO, PRONTI IN 5 MINUTI!

Un viaggio desiderato. Sognato. Già vissuto almeno mille volte.
Idealmente potrei girare ad occhi chiusi tra quelle viuzze, tra i monumenti, i musei e i palazzi storici.
 
Mille volte mi sono seduta al tavolo di quei bistrot.
Ho mangiato tanti croissants, taaaaanti pain au chocolat, e tantiiiissimi macarons.
Sono uscita dalle boulangeries con la baguette ancora calda sotto braccio.
 
Ho visitato il Louvre, preso lezioni di pâtisserie all'école culinaire du Cordon Bleu, e fatto il classico giro con il bateau mouche sulla Senna.
 
E poi c'è lei... l'unica cosa su cui non ho mai immaginato di salire. E, paradossalmente, quella su cui non vedo l'ora di stare: la Tour Eiffel, il simbolo della città dei miei sogni, Parigi.
 
Non ci sono mai stata - sogni esclusi - ma l'ho sempre adorata, fin da bambina. Come ho sempre adorato "La vie en rose" di Edith Piaf.. non mi sapevo spiegare dove si originasse questo amore, fino a poco tempo fa, quando mia madre riordinando in casa ha ritrovato il carrillon che avevo vicino alla culla e con il quale mi addormentavo quasi subito beatamente.
Spinta dalla curiosità verso un ricordo così tenero della mia infanzia gli ho dato la carica e la sua melodia dolcissima mi ha subito risvegliato tanti ricordi. Non potevo non riconoscerla: il mio carrillon suona proprio "La vie en rose". E quando tra due giorni voleró a Parigi insieme al mio fidanzato, avró nella testa quella melodia per tutto il tempo....
 
Potrò finalmente gustare ogni croissant burroso, ogni crêpe farcita, ogni piatto di frites, ogni macaron.. mi scalderò le mani uscendo da una boulangerie con una baguette appena sfornata e finalmente potrò passeggiare sugli Champs-Élysées, salire a Montmartre e godere della meravigliosa vista che si apre davanti alla cattedrale del Sacre Coeur, andare alla ricerca di qualche pezzo unico spulciando tra i banchi dei bouquinistes....
 
Salutandovi, vi lascio questa ricetta per dei biscotti al cocco facilissimi e velocissimi da fare, di sicura riuscita e pure di riciclo degli albumi.
 
À bientôt!
 
Biscotti al cocco
 
 
200 gr di farina di cocco
200 gr di zucchero a velo
2 albumi grandi (se sono piccoli usatene 3)
 
Mescolate bene i tre ingredienti con le fruste o con un cucchiaio (non dovete montare nulla) fino ad ottenere un impasto omogeneo e morbido, quindi trasferite tutto nella sac à poche e formate in una teglia coperta di carta da forno dei mucchietti della grandezza di 1 noce.
 
Fate cuocere in forno già caldo a 180° per 10 minuti, poi spegnete il forno ed aprite lo sportello. Lasciate altri 10 minuti i biscotti dentro il forno in modo che finiscano di asciugare. 
Sfornate, lasciate raffreddare e gustateli.

 
 

giovedì 28 novembre 2013

TAGLIATELLE ALLA FARINA DI CASTAGNE CON PESTO ALL'ABRUZZESE

Questo mese è stata veramente dura.
 
Ho rischiato di non pubblicare nulla per la sfida di Novembre dell'emmetici. E infatti mi sono ridotta all'ultimo giorno.
 
Nell'ordine sono stata impegnata con: la Torta di nocciole senza farina, per l'MTC blog, il mio anniversario di fidanzamento, l'organizzazione di un corso di decorazione, un'esame di lingua e traduzione francese, il tutto condito con una bella dermatite che da 15 giorni non mi lascia tregua.
 
Quest'ultima, in particolare, davvero fastidiosa, mi ha tolto seriamente la voglia e di aggiornare il blog - nonostante ci siano più di 10 post impostati come bozze - e di mettermi ai fornelli... non sono nemmeno andata a vedere il post degli sfidanti di Novembre 2013. :-(
 
L'idea c'era: biscotti farciti con marmellata di castagne, che avevo fortuitamente preparato un mesetto fa (quindi prima che fosse svelato il vincitore del mese scorso e che fosse scelto il tema per la sfida successiva). Una settimana fa, ho preparato la frolla, cotto, sfornato ecc.... quando sono andata ad aprire il barattolo della marmellata: DISASTRO! Non so cosa possa essere andato storto, fatto sta che la mia marmellata aveva fermentato ed aveva un pessimo odore acido.. mezza giornata solo per togliere la polpa dalle castagne bollite andata a farsi benedire. 
 
Già non ero particolarmente motivata, ci mancava solo quella!
 
Ma non è nelle mie corde lasciarmi abbattere così facilmente dagli eventi!
Quindi, riorganizzate le idee è partita la ricerca alla farina di castagne. Voi non avete idea di quanto possa essere difficile trovarla nei supermercati!! Eppure è stagione, dovrebbe essere facilmente reperibile...macchè!
Dopo aver perlustrato ogni reparto "farine e preparati per dolci" della città, la luce: trovata!
 
 
E così ho realizzato le mie tagliatelle condite con un pesto all'abruzzese, fatto con pomodori secchi - non fatti in casa, ahimè - alici, pecorino, erbe aromatiche e una nota di peperoncino. Un'inno alla voglia di pomodori appena colti, ancora caldi di sole, che si sposano con l'aroma affumicato delle castagne e la sapidità delle alici e del pecorino: dalla costa all'entroterra abruzzese, con amore.
 
Tagliatelle alla farina di castagne con pesto all'abruzzese
 
 
per 4 persone

per le tagliatelle

150 g di farina di castagne
150 g di semola rimacinata di grano duro
3 uova
1 pizzico di sale

per il pesto all'abruzzese

una ventina di pomodori secchi sott'olio
4-5 acciughe
2 cucchiai di pecorino stagionato grattugiato
olio evo q.b.
un pizzico di peperoncino calabrese
sale q.b.
qualche fogliolina di timo fresco
qualche fogliolina di maggiorana fresca
un pizzico di origano
 
Impastate la pasta miscelando le due farine sul piano di lavoro, e predisponendole a fontana. Mettete al centro le 3 uova intere e un pizzico di sale. Impastate prima con l'aiuto di una forchetta, quindi a mano, fino ad ottenere un impasto liscio e piuttosto elastico.

 
Tirate la sfoglia abbastanza sottile. Io stavolta sono andata di matterello, spolverando il piano di lavoro e il matterello con abbondante semola rimacinata di grano duro.

Tagliate le tagliatelle e lasciatele asciugare, cospargendole di abbondante farina per non farle attaccare.
 
Quindi passate alla preparazione del pesto. Nel mixer mettete i pomodori secchi, le acciughe, il pecorino stagionato grattugiato, un pizzico di polvere di peperoncino calabrese, e qualche fogliolina di timo, di maggiorana e un pizzico di origano. Aggiungete inoltre olio evo q.b. per emulsionare.
Azionate il mixer, aggiungendo se necessario altro olio, fino ad ottenere una crema consistente. 
 

Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua bollente salata, scolate, e condite con il pesto.
 
Accompagnate con un buon vino rosso, io un Montepulciano d'Abruzzo, Cantina Tollo. 

martedì 26 novembre 2013

GUINNES CHOCOLATE CAKE

Trascorre un pò più di tempo tra un post e l'altro, ma la mia cucina non chiude mai.
 
Sono stata impegnata con gli esami, e da una quindicina di giorni ho anche una brutta dermatite contro la quale non posso prendere altri provvedimenti che cospargermi di talco mentolato fino a diventare bianca come Casper.
Nonostante tutto, la cucina non chiude mai!
 
Nemmeno oggi, che fuori ci sono 30 cm di neve, le strade bloccate a causa del piano antineve della provincia - che, per inciso, non c'è. La mia cucina è sempre aperta e ho sempre una scorta di farina, zucchero, cacao, cioccolato fondente, lievito, per ogni evenienza.
Infatti stasera, visto che continua a nevicare e che ho già tutto in casa, farò la pizza, perchè con questo freddo ci sta proprio bene.
 
Come ci starebbe bene anche questa bella torta, calorica, avvolgente e dal gusto particolarissimo.
La guinness chocolate cake è una torta a base di cioccolato e birra guinness, un sapore particolare, pungente, una consistenza vellutata, accompagnata dalla cream cheese al whisky che gli da quel tocco in più.
 
Guinness chocolate cake
400 ml di birra guinness
350 gr di zucchero di canna - demerara
225 gr di farina
225 di burro morbido
4 uova medie
100 gr di cacao in polvere
2 cucchiaini di bicarbonato
1/2 cucchiaino di lievito per dolci

per la cream cheese

400 gr di formaggio cremoso tipo philadelphia
250 gr di zucchero a velo - io 200 gr
2 cucchiai di whisky

Nella planetaria, lavorate con la frusta il burro morbido con lo zucchero.
 
Incorporate le uova uno ad uno, facendo amalgamare bene dopo ogni aggiunta. In una ciotola, setacciate la farina insieme al lievito e al bicarbonato e in un’altra ciotola, mescolate la birra con il cacao.
Mentre il composto si amalgama, aggiungete, alternandoli, la farina e il composto di birra e cacao, fino a ottenere un’impasto omogeneo e non troppo compatto.
 
Versate il composto in uno stampo a cerchio apribile di 25cm di diametro, avendo cura di rivestire il fondo e i bordi dello stampo, prima, con della carta da forno, quindi cuocete in forno già caldo, a 180° per 1 ora abbondante, o fino a quando la torta sarà cotta - fate la prova stecchino e non avrete dubbi: quando uscirà pulito, sarà pronta.
Sfornare, e lasciar raffreddare del tutto.
 
Preparate la cream cheese lavorando, sempre con la frusta, il formaggio cremoso, aggiungendo il whisky e lo zucchero a velo in modo da ottenere una crema bella densa.
Spalmare la crema sulla superficie della torta, creando con il dorso di un cucchiaio delle onde molto coreografiche, e conservatela in frigo per almeno un’oretta prima di servire.

 

sabato 16 novembre 2013

IL PROFUMO DEI RICORDI: CECI ALLO ZAFFERANO


Anche quest'anno siamo alle porte dell'inverno. Le temperature si abbassano, i ritmi rallentano, le giornate diventano lunghe, noiose, bigie.
 
Uscire dal letto la mattina diventa una violenza perpetrata contro noi stessi, per la serie "datemi una sola buona ragione per la quale vestirmi a cipolla, sghiacciare la macchina a colpi di raschietto, e andarmi a imbottigliare nel traffico fatto di tante altre macchine popolate come me da persone che se ne sarebbero state volentieri al calduccio a casa".
 
E quando ritorniamo a casa abbiamo voglia di qualcosa di caldo.
Basta insalatone per rinfrescarci.
Basta pasta asciutta con quei sughetti succulenti di pomodoro fresco, olio e basilico.
Basta verdurine grigliate dietetiche in vista della prova costume.
 
Abbiamo voglia di un piatto consolatore, che ci aspetti fumante nel piatto, pronto ad avvolgerci con quel suo aroma inebriante, ma dai profumi che ci ricondano quella nonna amorevole che lo preparava per noi, mettendoci cura e pazienza.
Un profumo semplice e confortante, che ci riporti al passato.
 
Questi ceci mi ricordano la nonna di Ale, ogni volta che li preparo. Come i suoi ceci, non c'è niente.
E nessun tentativo di imitarli andato a buon fine, nonostante la ricetta sia rimasta scritta, e mi sia anche stata spiegata dalla nonna in persona, un paio di anni fa.

Diciamo che questa ricetta si avvicina molto alla sua.. che però non prevedeva lo zafferano.
 
Ceci allo zafferano
 

per 4 persone

250 g di ceci secchi
mezzo scalogno
zafferano in pistilli (io Zafferano di Navelli Dop)
sale
3 cucchiai di olio evo
un rametto di rosmarino
un cucchiaino di concentrato di pomodoro
peperoncino
 
La sera prima, mettete in ammollo in acqua fredda i ceci. La mattina, scolateli, sciacquateli velocemente e metteteli nella pentola a pressione con acqua fredda a coprire e qualche chicco di sale grosso. Lessate per 35-40 minuti dal fischio.
 
Una volta lessati, scolateli tenendo da parte l'acqua di cottura.
In una casseruola mettete l'olio e lo scalogno e fatelo imbiondire. Se desiderate un gusto più deciso potete utilizzare la cipolla. Diciamo che lo scalogno rimane più delicato.
Unite i ceci, un pò dell'acqua di cottura, il rosmarino, il concentrato di pomodoro e un idea di polvere di peperoncino. Fate sobbollire lentamente, girando di tanto in tanto e aggiungendo un paio di mestoli di acqua di cottura quando quella messa in precedenza si sarà quasi ritirata del tutto.
 
In una ciotolina, stemperare i pistilli di zafferano con poca acqua di cottura dei ceci, e lasciate in infusione finchè saranno idratati e l'acqua sarà diventata giallo intenso. A quel punto, versare anche questa nella casseruola insieme ai ceci.
 
Quando avrete aggiunto tutta l'acqua di cottura i ceci risulteranno cremosi, morbidi e saporiti. Aggiustate di sale e serviteli caldi come piatto unico, come in questo caso, o in accompagnamento a un secondo.
 
 

martedì 12 novembre 2013

TORTA DI NOCCIOLE SENZA FARINA, PER L'MTC BLOG

In un pomeriggio di una piovosissima e uggiosa giornata, mentre fuori imperversa il primo temporale invernale, nella mia cucina si respira il profumo del sottobosco.
 
In forno tostano delle nocciole, sprigionando un'aroma avvolgente, mentre sotto la pentola del bagnomaria l'acqua gorgoglia, ricordandomi che è il momento di iniziare a montare lo zabaione.
La torta che scopro oggi è una torta della tradizione piemontese, che racchiude tutto il profumo delle loro nocciole in un dolce semplicissimo, fatto di soli quattro ingredienti, senza grassi, senza lattosio e pure senza glutine.
 
Una torta straordinaria che perde le sue origini nelle case dei contadini del piemonte, che la preparavano per Natale, con le nocciole avanzate dal raccolto estivo. Proprio per la sua origine contadina, la ricetta della Torta di Nocciole non era stata codificata; si trovava, infatti, con l'aggiunta di ingredienti diversi con farina o senza, con cacao oppure con ruhm, con il lievito o senza, morbida o friabile.
Solo ai giorni nostri, i pasticceri della zona l'hanno posta sotto un disciplinare auto-imposto, con il nome di Torta Cortemilia, che prevede l'utilizzo dei seguenti ingredienti: Nocciole Piemonte IGP (minimo 35%), uova fresche, zucchero (al massimo in parte uguale alle nocciole), burro (15%) - che nella nostra ricetta però è omesso. Qualche aggiunta è concessa, tra gli ingredienti consentiti ci sono la farina di grano tenero, il lievito, il ruhm e un poco di cacao. Sono, invece, esclusi additivi o altri ingredienti, per preservarne la genuinità e l'essenza semplice.
 
Torta di nocciole senza farina


per la torta

200 g di nocciole, tostate e tritate
200 g di zucchero
4 tuorli
4 albumi

per lo zabaione al rhum

4 tuorli
120 g di zucchero
2-3 bicchierini di vino liquoroso (marsala o come in questo caso rhum scuro)

Prima di passare alla preparazione della torta tout court, è necessario fare un passaggio preliminare: tostare le nocciole (sbucciate e spellate) in forno per 10 minuti a 180°. Una volta sfornate, lasciatele raffreddare e tritatele con un mixer dotato di lame fino a ridurle a una consistenza molto fine, simile a farina.
Ora possiamo montare i tuorli con lo zucchero, con le fruste elettriche o la planetaria, fino ad avere un composto bianco e molto spumoso. Incorporate le nocciole tritate, facendo attenzione a non smontare il composto – io ho eseguito questo passaggio riducendo al minimo la velocità della planetaria, ma se avete paura che smonti, potete farlo anche con una spatola in silicone. A questo punto montate gli albumi a neve ben ferma e incorporateli al composto con le nocciole con l’aiuto di una spatola, mescolando dall’alto verso il basso.
Essendo senza lievito, il primo trucco per avere una torta soffice è far incorporare aria al composto, specialmente durante l’incorporamento degli albumi.
Il secondo trucco è la cottura: utilizzate uno stampo da 22/24 cm di diametro, ben unto (se siete intolleranti al lattosio potete utilizzare tranquillamente l’olio, altrimenti il classico burro); la cottura deve avvenire in FORNO BASSO, preriscaldato, a 160° per 45 minuti, ma anche un'ora. Controllatela dopo 30 minuti, se è il caso coprite la teglia con un foglio di alluminio, per evitare che scurisca troppo, ma in ogni caso non fatela cuocere a temperature alte. Nel mio forno sono stati sufficienti 50 minuti di cottura.
Trascorso il tempo di cottura, tiratela fuori dal forno quando è ancora umida. Servitela accompagnata da zabaione o con una bella tazza di cioccolata calda fumante, per compensare il fatto che la torta è senza grassi. Io ho scelto di accompagnarla con uno zabaione.

In una  casseruola lavorate i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto bianco e spumoso. Sempre mescolando, aggiungete poco alla volta il rhum. Ponete sul fuoco e cuocete a bagnomaria, a fiamma molto bassa, continuando a mescolare senza far raggiungere l’ebollizione finché il composto comincia a montare. Ritirate subito dal fuoco e lasciate intiepidire.
Trasferite in un portalatte per versarlo su ogni fettina appena poco prima di servire o in ciotoline individuali da mettere accanto a ogni fetta.


Potete trovare questo post sul blog del MTC, qui.

giovedì 31 ottobre 2013

CUPCAKES ALLA VANIGLIA, UNA RICETTA DA ADOTTARE

Quando una Alessandra in "incognito" ha linkato la sua neonata pagina FB, Ricette orfane, la curiosità è stata tanta. Sono andata subito a sbriciare.

E' uno spazio in cui vengono raccolte "ricette senza fissa dimora, in attesa di adozione". Tra queste, zuppe, antipasti, primi, secondi, e, ça va sans dire, dolci. Dei veri e propri menù da adottare, ricette dalle quali prendere spunto e di cui innamorarsi. 
In pratica succede questo: si sceglie tra le foto delle ricette in attesa di adozione quella che sentiamo più nostra, che ci ispira di più o che ci fa gola tout court, la si riproduce, e si posta la foto nella nostra pagina o sul blog (per chi ce l'ha).
 
Inutile dire che quando ho visto la foto dei cupcakes alla vaniglia, non ho esitato a chiederne l'affido.
 
La ricetta è semplice, precisa nelle dosi ed equilibratissima: promette 12 cupcakes, e ne escono esattamente 12, senza avanzi. Ha una bellissima consistenza, soda, spumosa e soffice. La glassa - meglio nota come frosting quando si parla di cupcakes - è perfetta, ha una consistenza ottima ed è una buona ricetta di base, che volendo si può stravolgere aromatizzandola diversamente (caffé, cacao, arancia, limone ecc).
Non solo l'ho adottata, ma sicuramente la adotterò mooooolte volte. Ogniqualvolta dovrò fare dei cupcakes alla vaniglia.
 
Provateli e verrà voglia di adottarli anche a voi!!
 
Cupcakes alla vaniglia


per le basi

140 g di farina 00
1 pizzico di sale
2 cucchiain di lievito per dolci
120 g di burro morbido
100 g di zucchero
2 uova grandi
5 cucchiai di latte intero
1 punta di cucchiaino di estratto naturale di vaniglia (o aroma a scelta)

per il frosting

120 g di burro
300 g d zucchero a velo (io ne ho messi 200 g)
1/2 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia (o aroma a scelta)
eventualmente colorante, meglio se in polvere

in più ci occorreranno

gocce di cioccolato fondente (o altre guarnizioni a piacere)

Iniziamo dalla base dei cupcakes.

Montare a spuma il burro con lo zucchero, usando le fruste elettriche finchè non diventa bianco e spumoso. Unire le uova, uno alla volta, sempre montando; aggiungere poi la farina setacciata col lievito e il sale, incorporatela con un cucchiaio o con le fruste a bassa velocità, unite il latte e l'aroma e mescolate bene. riempite 12 pirottini per 2/3 e infornate a 180° per 15 minuti.
 
Lasciar raffreddare completamente prima di glassarle.

Per il frosting, o glassa: montare il burro con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Io uso un barbatrucco: monto prima con il gancio K, finchè il composto è ben morbido e spumoso, quindi monto la frusta, e monto ancora per altri 2 minuti ad alta velocità: questo passaggio aggiuntivo vi fa ottenere una glassa morbidissima, areata e soffice, leggera come panna montata. Infine aggiungete l'aroma scelto - nel mio caso di nuovo vaniglia - e l'eventuale colorante, meglio se in polvere. Lavorate ancora per qualche secondo.

Trasferite il composto in una sac à poche, glassare le cupcakes e riporre in frigo fino a poco prima di servirle.
Crepi l'avarizia, ho completato i cupcakes con una manciata di gocce di cioccolato fondente, ma potete scegliere di lasciarle nature o cospargerle con zuccherini, codettes o anche decorazioni in pasta di zucchero se vi sentite particolarmente ispirati.

Tiratele fuori almeno 10 minuti prima di servirle, così il frosting tornerà a temperatura ambiente e sarà soffice come una nuvoletta.

lunedì 28 ottobre 2013

L'IMPORTANZA DELLA PRIMA COLAZIONE: HEALTY AMERICAN BREAKFAST

Molte persone non fanno colazione. C'è chi va di fretta e non ha tempo, chi pensa di saltare la prima colazione per il bene della dieta evitando di assumere un tot di calorie, chi non riesce a mangiare nulla appena sveglio e magari beve solo un caffè, ecc.
 
Il tema di questo mese del MTC è l'american breakfast, la cui portata principe è l'uovo alla benedict.
Cito Roberta, La valigia sul letto che scrive: "un uovo alla benedict composto da 1/2 english muffin, un uovo in camicia, una fetta di prosciutto o bacon e due cucchiai di salsa olandese, ha circa 260 calorie, 16 g di grassi, 24 g di carboidrati e 21 g di proteine. Certo, ha circa 300 mg di colesterolo, che e' la dose massima giornaliera consigliata, quindi non e' cosa da consumarsi tutti i giorni, ma una volta ogni tanto non fa piu' danno di un piatto di pasta alla carbonara, che ha piu' del doppio delle calorie e piu' o meno la stessa quantita' di colesterolo. Aggiungo che al mattino il consumo di proteine e di una dose di calorie pari almeno al 20% del fabbisogno giornaliero, e' ormai caldamente consigliata da tutti gli esperti di nutrizione. Saltare la colazione fa molto piu' male che mangiarsi uova e prosciutto una volta alla settimana. Mangiate latte, yogurt, cereali, pane integrale, marmellata o miele, se non amate il salato, ma mangiate!!".

E' importantissimo fare colazione. Che questa sia dietetica, americana, ipercalorica, veloce, inglese, italiana, dolce o salata, poco importa.

Dopo aver dato un'occhio al light breakfast e a quello comfort, oggi voglio battere sul concetto di salubrità che in inglese si traduce con healty. Nella mia ultima proposta per la sfida di questo mese, infatti, ho cercato di bilanciare al massimo i nutrienti (proteine, carboidrati, fibre, grassi, zuccheri, vitamine e sali minerali) strizzando anche un'occhio al gusto!
 
Quindi, uova alla benedict con salsa mornay su base di fast english muffin (fast perchè ho sostituito il lievito di birra con quello a lievitazione istantanea per torte salate, un'ottima alternativa per quando vogliamo gustare una colazione english senza aspettare i tempi di lievitazione), con barrette ai cereali home made, il tutto accompagnato con uno smoothie alla mela verde e kiwi e una bella tazzina di caffè espresso.
 
Healty american breakfast
 

per l'uovo alla benedict con salsa mornay

1 uovo in camicia
500 g di besciamella *
60 g di tuorli
100 g di panna
80 g di parmigiano
sale e pepe
 
per la besciamella*

1 litro di latte intero fresco
80 g di burro
80 g di farina
10 g di sale
noce moscata

Portare a bollore il latte.
In un'altra casseruola far fondere il burro, unire la farina in una sola volta e mescolare.
Far cuocere per circa 2 minuti.
Versare quindi nel latte bollente mescolando con una frusta e continuare la cottura per 10 minuti.
Nella besciamella calda mettere i tuorli, la panna, il parmigiano e regolare di sale e pepe considerando che la besciamella è già salata e il parmigiano conferisce sapidità. Mescolare bene con una frusta.
 
Per l'uovo in camicia, potete trovare il procedimento dettagliato, qui, qui e qui.
 
 
per i fast english muffin - la ricetta è quella di Roberta
 
450 g di farina forte per pane
225 ml latte
55 ml di acqua
7 g lievito di birra secco (io istantaneo in polvere per torte salate)
2 cucchiaini di zucchero
1 cucchiaino di sale

Impastate tutti gli ingredienti insieme e procedete immediatamente alla formatura degli english muffin stendendo l'impasto a 1 cm e mezzo di spessore, e ritagliando con un taglia pasta tondo di 7 cm di ø i pezzi, reimpastando i ritagli e procedendo fino ad esaurimento della pasta.
Cuocere in padella di ghisa o antiaderente ben calda, 5 minuti per lato.
 
Essendo fatti con il lievito istantaneo in polvere per torte salate, il giorno dopo la cottura perdono un pò in consistenza e gusto, ma se li consumate caldi, sono identici a quelli con il lievito di birra.
 
 
Aprite a metà l'english muffin, mettete sulla metà inferiore l'uovo, nappate con la salsa mornay e guarnite con alcune foglioline di timo fresco.
 
per lo smoothie alla mela verde e kiwi (1 porzione)

1 mela verde granny smith
1 kiwi
2 cucchiaini di zucchero semolato
80 g di yogurt greco
30-50 ml di latte

Sbucciate la frutta, tagliatela a pezzi e inseritela nel boccale del frullatore insieme allo zucchero e lo yogurt greco. Iniziate a frullare e aggiungete a filo il latte fino ad ottenere un composto cremoso, denso, ma non troppo.

Versate nel bicchiere e servite con una cannuccia e una fettina di mela verde a decorare.


per le barrette di cereali

310 gr tra muesli e cereali (io ho usato 110 gr di muesli con frutta secca e 200 gr di cereali)
100 gr di burro
120 di zucchero di canna integrale
3 cucchiai di miele - io di melo RdA

In una padella antiaderente si mette il burro, lo zucchero e il miele e si lascia caramellare. Dopo 8-10 minuti il composto sarà vischioso, quindi sarà pronto.
Preparatevi nel frattempo una teglia rettangolare di 22x24 cm rivestita con carta forno.
 
Mettete i cereali in una ciotola e versatevi sopra il composto, amalgamando bene in modo da distribuirlo tra i cereali in modo uniforme. Versate nella teglia, e lasciate raffreddare bene. Quando sarà ben freddo, potete tagliare le barrette e conservarle o avvolte da carta forno in dispensa, o in un contenitore a chiusura ermetica.

giovedì 24 ottobre 2013

GIOVEDI' GNOCCHI!

Giovedì gnocchi, venerdì pesce e sabato trippa! La più squisita tradizione italiana vorrebbe così.
 
E ogni tanto mi piace rispettarla. Oggi è giovedì, quindi gnocchi.
Mia madre fa degli gnocchi buonissimi, e ogni volta che la vedevo mettere a bollire le patate, preparare la spianatoia e tirare fuori dalla credenza una ciotola ampia di ceramica, lo sapevo: a pranzo avrei mangiato i suoi gnocchi! Mentre schiacciava le patate ancora bollenti direttamente sulla spianatoia, il sugo con le salsicce e le costatine di castrato sobbolliva piano piano: una vera sinfonia per le orecchie.
 
Li avevo fatti una volta, seguendo le sue indicazioni. Il risultato era stato buono, ma la consistenza non era giusta: troppo morbidi. Purtroppo azzeccare la consistenza non è semplice, specie perchè la farina va dosata "a occhio"; mamma mi aveva detto di impastare il tutto con un po di farina, e quando vedevo che l'impasto stava insieme ed era ancora morbido, ma compatto, era pronto.

Il rischio, quando si fanno gli gnocchi, è che, se si è aggiunta troppa poca farina, nel momento in cui li metteremo a lessare in acqua si disferanno: un vero disastro, potete immaginarlo! Mentre se ne aggiungete troppa, gli gnocchi risulteranno gommosi....
 
Per questo, quando un annetto fa ho visto l'inserto di Sale & Pepe "Giovedì gnocchi", in allegato alla rivista, non ho esitato e me lo sono portato a casa. Oltre alla ricetta base, ci sono versioni diverse e molto invitanti, che spero di provare tutte.
 
Gnocchi di patate
 
 
1 kg di patate a pasta bianca
1 uovo
1 pizzico di sale
200 g di farina 00
 
sugo di carne
 
Lessate le patate, scolatele e sbucciatele. Quando sono ancora calde passatele con lo schiaccia patate direttamente sulla spianatoia. Allargate il passato di patate in modo da formare una conca.
Aggiungete al centro il sale, la noce moscata e l'uovo, sbattendolo leggermente e amalgamandolo alle patate. Iniziate ad aggiungere la farina, incorporandola mano a mano alle patate, e staccate le patate che resteranno attaccate al piano di lavoro aiutandovi con una spatola.
 
Continuate a lavorare fino ad ottenere un impasto liscio, che non si attacca alle mani o al piano di lavoro; se necessario, durante la lavorazione potete aggiungere dell'altra farina, spolverandola sul piano, ma fate attenzione a non aggiungerne troppa, altrimenti gli gnocchi una volta cotti resteranno gommosi.
 
 
Raccogliete l'impasto in una palla, e iniziate a prelevare da essa delle porzioni di impasto che lavorerete con le mani, fino ad ottenere dei filoncini lunghi e sottili, della circonferenza di un paio di cm.
 
 
Fate più filoncini e ravvicinateli, quindi tagliateli a 1-1,5 cm, e passateli nella farina, così non si attaccheranno tra di loro.
 
 
Cuocete in acqua bollente salata finchè gli gnocchi non torneranno a galla. Scolateli con una schiumarola e condite con abbondante sugo di carne e una bella spolverata di parmiggiano.

lunedì 21 ottobre 2013

COMFORT AMERICAN BREAKFAST

Non mi aspettavo di proporre una seconda versione per la sfida di questo mese del MTC, ma quando ci si mettono anche i sogni a darti man forte.... non bisogna far altro che lasciarsi trasportare dall'istinto. Qualche notte fa, infatti, ho sognato che io e Ale eravamo emigrati proprio negli Stati Uniti d'America.. e indovinate un po' dov'eravamo? In un caffè a fare colazione!

Praticamente ho sognato di essere partita in fretta, il giorno dopo aver pubblicato il post sull'american breakfast, senza cellulare, senza pc, senza aver preparato con cura la mia valigia e essermi portata dietro i miei vestiti o tutte le mie scarpe! Non ricordo il perchè di una partenza tanto frettolosa, ma la colazione.... quella colazione la ricordo molto bene! Scrambled eggs, pane tostato, bacon, pancakes con sciroppo d'acero, succo d'arancia e quella sorta di bibitone che gli americani si ostinano a voler definire come caffé.
La preoccupazione principale era: "cavolo, sono senza computer, e ora come faccio a gestire il blog?!".

Stavolta, mi sono crogiolata un po di più nel gusto pieno dell'american breakfast, aggiungendo qualcosa, e togliendo qualcos'altro. Ho aggiunto alla mia colazione due buonissimi cinnamon toast - che entrano a pieno diritto nella mia lista di comfort food -, l'uovo alla benedict, sostituendo però alla salsa olandese una salsa chantilly (ovvero una salsa ottenuta partendo da una base di maionese alla quale si aggiunge la panna montata) e all'english muffin di base, un cornbread muffin. Inoltre ho scelto di aggiungere una tazza di hot cocoa milk - una vera rivelazione per quei momenti in cui hai bisogno di qualcosa di caldo, senza esagerare però con le calorie - e del succo d'arancia.

Una colazione che sicuramente sceglierei per quei giorni in cui mi sveglio un pò così, con il bisogno di una coccola in più, che sia il mio oggetto transizionale tra una notte di sonno avvolta nel piumone e una giornata dall'aria fredda, di quelle che ti fanno rispoverare il cappello di lana e diventare il naso rosso rosso.
 
Comfort american breakfast 
 

per l'uovo alla benedict
 
1 uovo in camicia
salsa chantilly*

per i corn bread muffin (per 12 muffin)

125 gr di burro fuso
187 gr di farina gialla
125 gr di farina 00
3 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di lievito per torte salate
1/2 cucchiaino di sale
1 punta di cucchiaino di bicarbonato di sodio
125 ml di latticello (io latte parzialmente scremato)
2 uova medie
 
per la salsa chantilly*
 
4 cucchiai di maionese (meglio se fatta in casa, io lo ammetto, ho barato!)
2 cucchiai di panna montata 
 
per il cinnamon Toast - per porzione
 
2 fette di pane bianco
burro q.b.
20 g di zucchero (io di canna integrale)
1 cucchiaino di cannella in polvere
 
per l'hot cocoa milk - per ogni tazza
 
2 cucchiai di panna fresca
1 cucchiaino raso di zucchero
1 cucchiaio colmo di cacao amaro
125 ml di latte parzialmente scremato
1 marshmallows

Primo passaggio: preparare i cornbread muffin. La ricetta è la stessa che ho usato per il cornbread con il quale ho accompagnato il chili.

Preriscaldiamo il forno a 200° e imburriamo leggermente le cavità di una teglia da muffin, spolverandole leggermente di farina. Nella ciotola del mixer misceliamo le due farine, il sale, il lievito per torte salate e il bicarbonato di sodio. A parte battiamo le due uova leggermente insieme al latticello (io ho usato il latte). Fondiamo il burro in un pentolino e lo lasciamo intiepidire.

Con il mixer azionato, aggiungiamo la miscela di uova e il burro e lasciamo amalgamare finchè il composto sarà omogeneo: risulterà molto morbido, tranquilli va bene così. Riempite le cavità per 2/3 della loro capacità, inforniamo e cuociamo per circa 25-30 minuti, finchè, facendo la prova stecchino questo ne uscirà pulito. Sfornate e tenete in caldo.

Secondo passaggio: la salsa e le uova. L'uovo alla benedict, come già accennato qui, è un uovo in camicia, nappato con una salsa olandese o comunque un'altra salsa, il più delle volte a base di uova. Stavolta io ho fatto una salsa chantilly, ovvero ho amalgamato 4 cucchiai di maionese con 2 cucchiai di panna fresca montata - ovviamente non zuccherata - ottenendo una salsa leggermente acidula, ma molto soffice e morbida, dal gusto meno intenso rispetto alla salsa olandese.

Per le uova ho nuovamente seguito il procedimento di Roberta: in una casseruola da 24 cm di diametro, versate circa 5 cm di acqua e scaldate a fuoco medio fino alla comparsa delle bollicine sul fondo e sui bordi della pentola (l'acqua dovrà essere a 80°).

Rompete le uova in ciotoline separate, un uovo per ogni ciotola, eliminando quelli con il tuorlo rotto.

Versate delicatamente le uova, una alla volta, sulla superficie dell'acqua, lasciando che vadano dolcemente a fondo. Lasciate abbondante spazio tra un uovo e l'altro, cuocendone non piu' di tre o quattro alla volta. Lasciatele cuocere indisturbate per 3 o 4 minuti, usando una spatola di gomma per staccare delicatamente le uova dal fondo della pentola, se fosse necessario.

Con un mestolo forato togliete le uova dall'acqua, una alla volta, scolandole molto bene e se dovete servirle subito, tamponate il fondo del mestolo con un pezzo di carta da cucina per assorbire tutta l'acqua in eccesso. Potete conservarle in frigorifero fino a 3 ore, avendo l'accortezza di deporle su un piatto coperto di carta da forno. Al momento di servirle, bastera' scaldarle per 35 o 40 secondi in acqua in leggera ebollizione.
 
 
Terzo passaggio: i cinnamon toast. Fate dorare in forno le fette di pane bianco da ambo i lati. Nel frattempo mescolate in una ciotolalo zucchero e la cannella. Sfornate, imburrate leggermente e corpargete con lo zucchero unito alla cannella. A questo punto potete: o mangiarlo o fare un ulteriore passaggio in forno per avere un toast leggermente caramellato (io l'ho ripassato in forno, e una volta sfornato - muoia Sansone e tutti i Filistei - ho spolverato ancora un po con lo zucchero). Il toast va servito tiepido/caldo, quindi se avete ancora qualche preparazione da fare, tenetelo al caldo.
 
Quarto passaggio: l'hot cocoa milk. Mettete a scaldare il latte in un pentolino, dovrà essere molto caldo, ma non bollire. Nel frattempo, in ogni tazza, mescolate 2 cucchiai di panna, 1 cucchiaio di zucchero e 2 di cacao cacao (in alternativa potete farlo nel bicchiere del frullatore a immersione per creare una specie di crema densa e spumosa). Quando il latte sarà caldo, versatelo nelle tazze e mescolate. Otterrete una bevanda mediamente densa, ma gustosissima e avvolgente: un'ottima alternativa alla cioccolata calda, quando non si ha troppo tempo di star li a mescolare nel pentolino. Completate ogni tazza con un marshmallow intero o tagliato a pezzi più piccoli o se preferite con della panna leggermente montata. 
 
 
Assemblate ora il piatto: tagliate a metà il muffin, posizionate su di esso l'uovo in camicia e nappate con la salsa chantilly. Accanto, mettete i cinnamon toast. Servite insieme all'hot cocoa milk  e del succo d'arancia.
 

AVVISO SUL COPYRIGHT

"Zeta come.. Zenzero" è pubblicato sotto una Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported License e non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 07/03/2001. I testi e le foto (ove non espressamente specificato) sono proprietà intellettuale di Eleonora Pulcini e protetti dalla legge sul diritto d'autore n. 633,/1941 e successive modifiche, pertanto non ne è consentito l'utilizzo, totale o parziale, su forum o altro, senza l'autorizzazione della sovrascritta, autrice e curatrice del presente blog.